Stefano Baioni: l'uomo delle lunghissime distanze ci racconta il Tuscany Crossing

Il nostro “iron-man” Stefano Baioni, amante dei trail e delle gare sulla lunghissima distanza, domenica 26 aprile ha partecipato alla Tuscany Crossing in Val d’Orcia: 53 chilometri con dislivello di duemila metri. Stefano è giunto 19° assoluto con il tempo di 6 ore e 19 minuti (140 gli atleti al via) e – ovviamente – è rimasto molto soddisfatto del risultato ottenuto. Ha scritto questo bel racconto per renderci partecipi delle sue emozioni e di questo lo ringraziamo perché è proprio la condivisione delle esperienze a cementificare un gruppo sportivo come il nostro: “happiness il real only when shared” (“la felicità è autentica solo quand’è condivisa”), di questo ne siamo profondamente convinti. Anzi, invitiamo anche gli altri podisti dell’Avis a prendere carta e penna – se lo desiderano – per scrivere sensazioni e resoconti delle gare a cui hanno partecipato, o semplicemente per comunicarci che cosa provano mentre corrono. Li pubblicheremo sul sito. Ma ora basta chiacchiere, gustatevi il racconto di Stefano Baioni.

Ferruccio Cocco

 
Visto che tra i runners “avisini” sta crescendo l’interesse per questo tipo di gare, mi fa piacere condividere con tutti voi il racconto di questa bella esperienza vissuta in Toscana: la partecipazione alla Tuscany Crossing, 53 chilometri (2.050 m dsl +), della Val d’Orcia; gara percorsa interamente su percorso sterrato dal centro di Montalcino e transito alle pendici dell’Amiata, per poi concludere nell’abitato di Castiglione d’Orcia, sotto l’imponente rocca del paese. Un percorso che attraversa tutto il meglio del classico paesaggio toscano: gli orizzonti delineati dai cipressi sulle colline, le vigne del brunello e i castagneti dell’Amiata.
Partenza. Siamo in circa 130-140, l’età media non è molto bassa, ma in questo tipo di gare non è una cosa insolita; la provenienza è molto varia: un po’ da tutta Italia e c’è un relativo numero di stranieri. Il materiale obbligatorio rende necessario l’utilizzo di uno zaino nel quale tenere a disposizione dei controlli (pena squalifica immediata): barrette energetiche, almeno un litro di riserva idrica, telo di sopravvivenza, fischietto, giacca antivento. Io, oltre a quanto detto, uso due bastoncini (per spingere meno con le gambe in salita), due gambali che comprimono i polpacci (a mio avviso facilitano il recupero) e due ghette da trail (per evitare sassi e polvere nelle scarpe), cappello (per la pioggia) e occhiali. Per le scarpe ho optato per un modello della “The North Face”, mezzo numero più grandi (dopo il 40° km di solito calzano a pennello!!!). Quindi preparare questo tipo di gare implica spesso anche una prova di tutti i materiali da utilizzare per testare ingombro, peso e comodità; sbagliare un calzetto può costare il ritiro.

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Stefano Baioni impegnato in Val d’Orcia

Il percorso. Usciti da Montalcino, dopo neanche 500 metri si è con i piedi sullo sterrato e si affronta una prima discesa di riscaldamento per poi cominciare la prima salita. Noto subito che il ritmo è più intenso dell’anno scorso, in meno di due chilometri il gruppo è tutto sgranato, e io, partito tra gli ultimi, nonostante mi metto al ritmo di 6 minuti al chilometro, non guadagno posizioni. Non mi faccio prendere la mano, però, perché – a conti fatti – chiudere a 10kmh di media significherebbe farla in 5h e 20min (praticamente quasi vincerla) e dubito che molti possano tenere lo stesso ritmo per tanto tempo. All’uscita della prima salita sono ancora indietro e non guadagno molte posizioni neanche al termine della seconda e lunga discesa che mi porta nella splendida cornice dell’abbazia di Sant’Antimo. Dopo un tratto in piano e un bello strappo, al primo ristoro a Castelnuovo dell’Abate “rubo” un pezzo di banana e mezzo bicchiere d’acqua senza fermarmi. Si va ancora un paio di chilometri in salita e poi sino al quindicesimo tutta discesa. Nel tratto in pianura (quota 190 metri, il punto più basso), che porta alla prima vera salita, sono rimasto solo e i conti cominciano a non tornarmi: o vado troppo piano o sono tutti dei fenomeni! Sono da solo anche per tutti i sette chilometri dell’impegnativa salita che porta al secondo ristoro, però, tra lo scorcio di un tornate e l’altro, vedo piccoli gruppi che corricchiano. Io percorro tutta la salita senza fare il minimo passo di corsa, imposto il ritmo e salgo con camminata costante a 6-7 kmh, quelli che vedo davanti una volta corrono e una camminano, ma non mi prendono un metro e i conti cominciano a portare già un po’ di più. Al passaggio virtuale della mezza impiego circo 2.15h ma sono anche andati 800 metri di dislivello. Al secondo ristoro (24° chilometro) la mia ragazza è venuta ad aspettarmi e a farmi una foto. In molti ci fermiamo un po’, io metto benzina (acqua e zucchero) nello zaino e in una borraccetta, mangio un’altra mezza banana e una fetta biscottata. Per ora ho bevuto due sorsi d’acqua e zucchero ogni 4-5 km e un gel. Quando riparto le sensazioni sono buone e cerco di mantenere il ritmo più costante che posso: 13 kmh in discesa, 10-12 kmh in pianura, 6-7 kmh in salita e così tra sali e scendi arrivo al trentesimo chilometri dove iniziano i 7-8 chilometri più duri della gara e che portano a quota 1.100 (quota massima). In discesa comincio a guadagnare qualche posizione significativa, sorpasso interi gruppetti e durante la salita altri. Adesso i conti tornano: in tanti hanno speso troppo nei primi 20 chilometri e ora arrancano. Le mie sensazioni continuano ad essere buone, nel punto dove l’anno scorso avevo avvertito i primi crampi questa volta non succede nulla. Il tratto più impegnativo è anche il tratto più afoso e umido, ma me la cavo, ho da bere quanto basta è non ne sento un gran bisogno, buon segno. Prendo un altro gel e continuo a sorseggiare acqua e zucchero. All’arrivo del terzo ristoro, però, un po’ di “stracca” comincia a farsi sentire. Qui mi siedo un attimo, prendo dell’uvetta, un piatto di pasta in bianco (mando giù a forza, ma mancano altri 15 km e avendo ingerito più liquidi che altro ho paura che non siano sufficienti) e bevo thè zuccherato. Quando riparto devo affrontare gli ultimi due-tre chilometri di salita dura, ma forse è il tratto più bello della gara: le sorgenti del Vivo d’Orcia all’interno dei castagneti dell’Amiata. La quota massima coincide quasi con i fatidici 42,195 km, distanza che supero in 4h 58min, dopo circa 1900 metri di dsl +. Da qui si scende per più di 10 chilometri (la metà con leggera pendenza e alterne salitelle). Inizio la discesa “in forma” e – con mia sorpresa – visto che la discesa non è il mio forte, recupero molte posizioni; sono stanco ma non tanto da smettere di correre, cammino solo nelle brevi salitelle e recupero ancora posizioni.
Arrivo. All’imbocco dell’ultima salita, dietro di me non c’è nessuno, salgo gli ultimi due ripidi chilometri guadagnando un altro paio di posizioni e taglio il traguardo diciannovesimo assoluto, dopo 6 ore e 16 minuti, una gran sudata e una delle gare più belle che abbia mai fatto!
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Stefano Baioni soddisfatto al termine della gara

Stefano Baioni

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